Alla scoperta dell’uomo


Allevatore Segugio Italiano

Intervista a Marco Rossi pubblicata sul bimestrale “Cani da Seguita” n.35  Editrice Artemide  Resp. Giuliano Mondadori

 

Chi è Marco Rossi, ovvero che infanzia e che adolescenza ha avuto?

 

Sono nato il 23 Novembre 1963 nella splendida città di Arezzo: città storica e ricchissima d’arte.

Ho vissuto con i miei nonni, che m hanno fatto da genitori fino alla loro morte. Avevo quattordici anni quando, non per scelta ma per necessità legate alla condizione socioeconomica della mia famiglia, interruppi gli studi per cominciare a lavorare.

Divenni un ottimo artigiano, avendo lavorato, forse, nella miglior tappezzeria fiorentina, imparando il vero MESTIERE del tappezziere, con molle,cinghie di tela iuta, spagone e capecchio, secondo la regola d’arte di questo splendido lavoro, adoperando solo la manodopera e tanta sensibilità manuale e visiva. L’adolescenza fu molto segnata dal fatto di non aver potuto proseguire gli studi tanto desiderati, per questo feci di tutto e di più per farmi del male, sperando di attirare attenzioni da parte dei miei veri genitori. A mie spese scoprii che la vita era un dono. Così smisi di piangermi addosso e cominciai a leggere tutto quello che ero in grado di reperire sui cani, innamorandomene, ma riponendo una particolare attenzione ai cani da seguita.

Nel frattempo cominciai a lavorare in proprio ad Arezzo, facendo il tappezziere,che ha detta di tantissimi clienti e colleghi, facevo molto bene nonostante non mi sentissi mai appagato interiormente. Ovviamente, già avevo segugi a praticavo l’arte venatoria, forse fin troppo…..trascurando a volte il lavoro…senza però ritardare le consegne.

Così mi sposai felicemente nel 1989 e volendo fortemente un figlio,non tardò ad arrivare; lo educai amandolo più di me stesso. Adesso, ventenne, studia con ottimi risultati!

Quando mio figlio, crescendo si accorse che la mia vita era ed è votata ai cani mi incoraggiò ad intraprendere una nuova strada, e con lui tanti amici giudici e cacciatori.

E così circa sei anni fa ho dato una svolta alla mia vita, scapitandone finanziariamente ma guadagnando in qualità di vita.

Cosa le piace e cosa, invece, no nella sua vita di tutti i giorni( musica, letture, cinema, hobby) ?

 Amo moltissimo leggere sia di cinofilia che saggistica o generi simili. L’ ultimo libro letto e concluso due giorni fa è “ Inchiesta su Gesù” di Corrado Augias e Mauro Pesce, ho letto tutti i libri di Konrad Lorenz. Sono appassionato di musica e di arte; non mi piace parlare di cani; vivo quasi da eremita e non ho compagnie se non la mia famiglia e pochissime altre persone, anche se per questo sono molto criticato. Di cani parlo solo con poche persone che stimo a livello cinofilo, e solo consumando molte ricariche telefoniche, vivendo questi molto lontani da me,( o al nord o al centro sud). Altri contatti li ho mensilmente con i proprietari dei cani in addestramento tramite le    “telecronache”  che faccio loro sul lavoro svolto e sui miglioramenti dei cani. Ci tengo a precisare che non tengo più di sei cani per volta perché sarebbe impossibile dedicarsi a pieno su ogni soggetto; prenderei poco seriamente il mio lavoro e trufferei i miei clienti.

 Quando e perché ha iniziato ad allevare i segugi?

 Cominciai da incapace…..a sedici , diciassette anni, essendo influenzato da un testo pubblicato più e più volte, oggi inadeguato alla nostra situazione climatico- ambientali e al contesto faunistico che già da quando divenni maggiorenne mutò considerevolmente, arricchendosi, qui in toscana di vari tipi di ungulati e altre specie di animali come il lupo, felicemente tornato a regnare nel nostro Casentino. Comunque, come quasi tutti i neofiti , guardavo le pubblicità dei “ grandi” allevatori del momento, senza rendermi conto che le qualifiche che leggevo erano solo frutto di interessi tra allevatori e giudici, e che le prove di lavoro non provavano e non provano niente: sembra retorica ma l’unica vera prova è una mattinata di caccia in un terreno ostile, con poche lepri e tanti ungulati.

E anche in questi contesti è utile vedere i cani in diverse occasioni, ma soprattutto giudicarli con occhio esperto, conoscendo lo stile di razza, qualsiasi essa sia; perciò fate molta attenzione quando acquistate un segugio sia italiano, francese o inglese.

Quali obiettivi si è posto decidendo di intraprendere la carriera di allevatore?

Naturalmente, come tutti gli allevatori, amatoriali e non, partii con l’ idea di allevare i miei cani producendo soggetti quanto più aderenti allo stile di lavoro e allo standard morfologico.

Purtroppo però mi sono accorto che , soprattutto nello stile di lavoro c’era molta confusione e varie scuole di pensiero. Sul piano morfologico è impossibile raggiungere la bellezza “ Solariana” semplicemente perché inesistente in natura e frutto di un’ opera ideale e idealizzata; basti guardare gli studi di teste disegnate da Giuseppe Solaro a pag. 54 dell’ ottava edizione del “ Manuale del cacciatore col segugio” riveduta e aggiornata dal Maestro (di scuola elementare) il Sig. Mario Quadri. E adesso ditemi quante teste avete visto come quelle sopraccitate. Dico questo senza voler creare polemiche inutili. Io, senza presunzione alcuna, ho selezionato, del resto come tutti, dei segugi che mi fossero utili nel mio ambiente di caccia. Cerco sempre di  migliorare, perché non sono mai appagato dal mio creare, forse perché addestrando professionalmente vedo che esistono razze come il Beagle, il Begle harrier, gli Ariegieois, i Porcelline, che a mio parere lavorano meglio dei nostri segugi, nonostante non primeggino nelle nostre prove di lavoro, ma forse la sfida di allevare è più bella per questo.

Si è mai chiesto cosa le sarebbe piaciuto fare se non avesse scelto di allevare i cani?

 

Sicuramente avrei allevato tutte le razze avicole, bovine, ovine , equine e caprine autoctone in via di estinzione a livello genetico. Ma sarebbe stato troppo poco interessante fissare caratteristiche morfoproduttive.

 Quale forma di caccia ama, soprattutto, praticare?

Solo la caccia alla lepre col segugio, nonostante sia costretto a sciogliere i miei cani di pomeriggio, visto che il mattino lo dedico interamente all’addestramento dei cani che mi vengono affidati,  grazie ai quali sopravvivo e imparo nuove lezioni di cinofilia applicata. Uso il verbo imparare perché la conoscenza oltre che nei testi si acquisisce anche e soprattutto osservando i vari soggetti; ognuno di loro ha un suo temperamento e le sue proprie e uniche doti naturali che devono essere potenziate, al  contrario dei difetti più o meno gravi che dobbiamo attenuare o nascondere. Per me e

per la mia poca cultura segugistica, cinotecnica e relativa alla psicologia canina, queste esperienze sono dei Master che accrescono in me domande o confermano risposte frutto di precedenti riflessioni. L’unica forma di caccia con il segugio, di qualsiasi razza esso sia, si può esprimere al meglio solo nell’usta flebile di quel piccolo lagomorfo che è la lepre, e come cantava Califano: “ tutto il resto…è noia”.

Per chiudere, vuole dirmi, se dovesse essere “costretto” a scegliere una razza di segugi diversa dalla sua, quale preferirebbe e perché?

Senza costrizioni le dico con piacere che alleverei molto volentieri il Beagle, perché sin dalla sua nascita nel lontano XV° secolo è stato selezionato e utilizzato come cane da lepre, e nella razza sono fissati l’istinto per la caccia, l’essenzialismo e la concretezza dell’azione di caccia anche nelle genealogie da esposizione; infine sono dei grandissimi inseguitori. Purtroppo non è  da tutti saper  condurre una muta di Beagle, anche per questo mi piacerebbe allevarlo, perché è un cane con tanta personalità e tale aspetto, assieme alla caparbietà sono le principali caratteristiche da selezionare in questa razza; la testardaggine permette loro di poter risolvere i falli più importanti della seguita. Infine aggiungo che, in alternativa opterei anche per il Beagle harrier per il suo stile un po’ più classico rispetto a quello del Beagle secondo i nostri canoni di giudizio.

Discostandomi per stile e metodo da queste due razze aggiungo anche un mio vecchio sogno: l’ Ariegieois.

I successi dell’ allevatore

 Successi?

Per me il vero successo è farmi un amico cedendogli un cucciolo, è farmi squarciare le ruote di un’ape 50 piaggio, per invidia, perché purtroppo addestrare addestro per chiunque me lo richieda ma i miei cani li cedo solo a chi voglio io, anche se qualche volta non sbaglio a valutare i segugi ma qualche conduttore.