Riflessioni sul Segugio Italiano


Tecla(Tratto da “I Segugi” n.96 organo officiale della S.I.P.S. )

Per chi ancora non mi conoscesse, educo segugi professionalmente, da circa dieci anni e allevo amatorialmente segugi italiani a pelo raso.

Questa volta non mi dilungherò in considerazioni prettamente tecniche ( stile, morfologia, conformità e commento allo standard, psicologia, addestramento, selezione, ecc.) come ho già fatto in altri articoli pubblicati recentemente su un’ altra testata giornalistica che si occupa di segugi: sarebbe prolisso e ripetitivo visto che più o meno tutti ben sapete come la penso. Piuttosto preferirò affrontare alcuni punti focali che credo siano la matassa da dipanare nella questione SEGUGIO ITALIANO.

 Dopo breve tempo, avendo letto attentamente l’articolo del mio caro amico dott. Gian Carlo Bosio ( Il segugio italiano: IL MERAVIGLIOSO) uscito nel precedente numero di “I Segugi”, mi sono accorto che lui come me e tanti altri pensiamo sia arrivato il momento di fare qualcosa. Mi spiego meglio; conoscendo abbastanza bene Gian Carlo so che scrivendo, essendo uomo estremamente pratico, è andato diritto sul problema che ci assilla da molti anni ormai, ovvero sia: la vera identità del segugio italiano. E non è cosa da poco. Questo sarà elemento di discussione e confronto che sono ormai  indispensabili.

Adesso passiamo “al sodo”.

Sappiamo tutti che almeno una goccia di sangue francese scorre nelle vene di tutti i nostri segugi italiani, ma c’è stato chi ha lavorato e faticato per ritornare al VERO segugio italiano e altri che invece, per vari motivi o ambientali o per concezioni differenti e “gusti personali”, spesso hanno attinto nuovamente o da sangue Bleu de Gascogne o Ariegeois.

Questi ultimi non è che siano cani venatoriamente poco validi o con altri problemi di qualsivoglia natura, ANZI abbiamo visto che hanno vinto tantissime prove di lavoro di ogni foggia confermandosi degli ottimi ausiliari per un certo tipo di caccia, MA NON POSSIAMO E NON DOBBIAMO ASSOLUTAMENTE CHIAMARLI SEGUGI ITALIANI! Io personalmente preferisco chiamarli “segugi europei”, altri li chiamano “segugi franco italiani” o “ segugi italo francesi”, ma a me suona meglio “segugio europeo”.

Ripeto: non sono cani da denigrare, sono degli ottimi cani da lavoro, io stesso sono partito dai cani del compianto avvocato Fioravanti, però selezionando drasticamente lasciandomi sempre i soggetti che a tre mesi risultano più tipici e più conformi allo standard ( per quel poco che a tre mesi si può vedere) pur non sapendo come si sarebbero comportati nel lavoro.

Visto questo credo sia giunta l’ora di fare qualcosa prendendo come campioni alcuni “segugi europei” e tramite un iter approvato dall’ E.N.C.I. e dall’ F.C.I. redarre uno standard morfologico e di lavoro per questa nuova razza che effettivamente c’è ed è presente in gran parte del nostro territorio. Ma facciamo attenzione! Noi tutti sappiamo che “l’abito non fa il monaco”. Infatti durante il tempo che ho addestrato, mi sono capitati spesso soggetti morfologicamente italianissimi ma con voci d’oltralpe e che nulla avevano a che fare con il nostro scagno italiano. Io, che non ho alcuna carica nella nostra grande associazione, ritengo che sarebbe opportuno iscrivere i cani alla nascita ( Modello A) come segugi italiani MA prima dei diciotto mesi di età fare una verifica ( tipo Confirmatiòn in Francia) morfologica e su prova di lavoro per valutare la conformità allo standard e tramite essa decidere in che razza iscrivere il soggetto. Inoltre quando una fattrice o uno stallone produrranno per due volte consecutive (indicativamente) soggetti conformi all’una o all’altra razza andranno segnalati come riproduttori scelti.

Chiaramente io personalmente sarei dell’idea di fare il test del DNA sia ai genitori che ai cuccioli per ogni cucciolata ma sarebbe troppo dispendioso economicamente anche se c’è da dire che non tutti sanno allevare, e si sa, proprio per questo dovremmo accertarci della veridicità del pedigree.

Passiamo ad una altro grosso nodo: LA CLASSE GIUDICANTE di verifiche zootecniche.

Questi signori come tutti sappiamo,e come già ho scritto precedentemente,hanno un grandissimo e fondamentale ruolo nell’ambito della selezione e del mantenimento e progresso delle razze. Essi dovrebbero aver ben chiaro come si deve muovere un cane di qualsiasi razza da seguita, con quanto ne concerne: conformità allo standard, stile, voce, ecc…., ma per alcuni di essi non sembra affatto così.

Vi faccio un piccolo esempio. In una prova di lavoro con raduno, prova che dovrebbe essere forse la più significativa di tutto l’anno, un giudice giustamente mi fece notare che la mia Chiara “raddoppiava” la voce su risoluzione dei falli e sulle “doppie” della lepre, sulla scheda dove troviamo scritto “VOCE” la giudicò INSUFFICIENTE, e io sarei stato d’accordo ( anche se il raddoppio di Chiara è veramente leggero) anche se la predica veniva da un pulpito che elogia e fa grande propaganda di quei segugi che io definisco “europei”.  Quando gli feci notare questa incongruenza nella sua logica di fronte agli spettatori e concorrenti mi rispose candidamente che i signori che hanno selezionato questo tipo di segugio vanno ringraziati e ammirati per aver trovato “il modo” di “MIGLIORARE” il lavoro del nostro segugio italiano. Spero che questo signore si sia reso conto di quello che ha detto.

Fino a che alcuni giudici, che andranno sicuramente educati affinché capiscano il sistema di un giudizio corretto e conforme ai vari standard, molto probabilmente non si giungerà a nulla.

Inoltre questo signore non pensi che io abbia i tappi nelle orecchie e non sia in grado di riconoscere quando si divide una muta in seguita, però pur di difendere il segugio italiano non ho fatto reclami quando questo è successo. Questo spero lo faccia riflettere e non fraintenda in malomodo le mie parole.

La classe giudicante ha un potere immenso sulla salute delle razze, ed è per questo che mi appello ai tantissimi giudici competenti, auspicando che questi redarguiscano i loro colleghi quando sbagliano. Inoltre ci tengo a sottolineare che il concorrente, se è in grado di conoscere attentamente la propria razza, senza nessuna paura dovrebbe avvertire subito un delegato E.N.C.I. e segnalare la scorrettezza senza alcuna spesa a quest’ultimo il quale sarà obbligato a riferire ad una commissione di giudici scelti dal comitato tecnico-scientifico per esaminare il caso in questione, sperando che questi siano veramente sopra ogni parte; alcuni nomi? Non ve li dirò io perché spero che sia il comitato tecnico-scientifico a sceglierli, auspicando più frequenti riunioni, almeno mensili, per discutere civilmente e con competenza di cose serie sapendo mediare lontano dagli estremismi. Sperando, credo insieme a tantissimi altri seguisti, che questo avvenga, vi saluto, certo che mi saprete scusare per la mia “scomoda sincerità”.

Marco Rossi